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uesta finale l’aveva aspettata per 5 anni. Per 5 anni aveva vinto altrettanti Campionati del Mondo. Ma una era la medaglia che le mancava. Sacrifici, infortuni, speranze, quanto avrà sognato questo momento? La vendetta è un piatto che si serve freddo. Ma non voleva la vendetta Clarisse Agbegnenou voleva prendersi quella medaglia che le era stata tolta che portava il volto di Tina Trsteniak.

5 anni con un solo unico pensiero.

Oggi l’ha incontrata di nuovo e non si è fatta sfuggire l’occasione.

L’atleta slovena l’attaccata come sempre fa, con tutte, perché è una campionessa e deve fare quello, vincere. Ha fatto prendere a Clarisse 2 cartellini gialli. Però, al contrario di quanto si può pensare la francese non sembra preoccupata. Lascia sfogare l’atleta slovena e poi passa all’attacco. Ogni volta che va giù per portare un attacco di Seoi Nage la Trsteniak sente su di se l’attacco nella lotta a terra di Clarisse. Ma, al Golden Score la Agbegnenou parte all’attacco, prende le sue prese e costringe l’atleta slovena a fare falsi attacchi. Poi, l’atleta francese mette su un Ko Uchi Gari che fa tremare le convinzioni di Tina. Poi, al secondo tentativo, ancora un Ko Uchi Gari, veramente molto ampio, le fa guadagnare il Waza Ari che vuol dire medaglia d’oro.

Tina Trsteniak va giù e si compie il volere della Agbegnenou. Tina cade sul tatami di Tokyo e con lei cadono tutte le certezze di una campionessa e anche il volto di Tina non dimostra dispiacere, non si dispera e non piange; doveva andare così, questa sconfitta era in perfetto equilibrio con le tesi del destino.

Clarisse piange perché in quel pianto c’è tutto quello che ha passato in questi 5 anni. Piange perché ha dato una mano al destino perché si avverasse.

Il judo fa sempre quadrare i conti e, prima o poi, quello che ti meriti avrai.

Congratulazioni Clarisse Agbegnenou perché tu hai insegnato lo spirito di abnegazione che tutti i judoka dovrebbero avere.