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Riflessioni
Le lacrime di Alice
Articolo 114

Le lacrime di Alice


06/08/2021

Ho visto questa foto di Alice Bellandi e mi ha preso un colpo al cuore.



di Redazione

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o visto questa foto di Alice Bellandi e mi ha preso un colpo al cuore. Un dolore immenso che non si placa. La foto nasce da una critica fatta da giornalisti che non capiscono il judo o che non sanno niente dello sport agonistico e cosa comporta. Ho letto anche che Alice vuole abbandonare la categoria 70 Kg e vuole passare a 78 Kg.

Anche io, con “Judo Italiano”, sono stato duro alcune volte, quando i ragazzi non pensavo avessero combattuto al loro meglio. Ma io sono vecchio e ricordo che certi bisogni non erano contemplati per chi andava a combattere. Si doveva, basta. Invece adesso tutto è cambiato. È cambiata soprattutto la psicologia dell’allenamento e sono cambiati i bisogni degli atleti. Però ci vuole poco a comprendere questi cambiamenti. Basta capirli.

Allora, insieme a voi, vorrei capire.

Io ho avuto come Maestri solo persone che furono dei grandi combattenti e, uno, è anche andato alle olimpiadi di Monaco con solo tre mesi di allenamento dall’inizio della olimpiade. Dovevano combattere e basta.

Poi ho seguito gli atleti della nazionale dalla fina degli anni ’80 fino al 2000. Negli anni ’90 vennero fuori i primi cambiamenti. Si sono accorti che gli atleti avevano bisogno di una psicologa che li seguisse in tutte le fasi dell’allenamento. E, anche gli atleti, negli anni ’90 subirono pesanti critiche e non solo gli atleti.

Di una cosa sono certo e sono convinto dal primo articolo che ho scritto per il judo, la colpa non è mai degli atleti, è di chi gestisce gli atleti stessi.

Adesso, al giorno d’oggi, sembra che sia una regola fissa (giusta) avere un aiuto psicologico.

Perché questi atleti pur di arrivare ad una medaglia si tengono tutto dentro e “il tutto” esce quando meno te lo aspetti.

Ma detto questo bisogna che gli atleti facciano i conti con le critiche che possano essere giuste e non. Quando le critiche vengono da chi conosce il judo, sono critiche costruttive, e devono farne tesoro poi faranno quello che sceglieranno però non si devono dimenticare quelle critiche che potrebbero, anche, essere un consiglio.

Ma quando ti vengono da chi non sa niente di sport e di judo in particolare ti fanno male.

Ora dire che la nostra squadra ha fallito non mi sembra più una critica è più un’accusa alla squadra e ai suoi allenatori e, le accuse, non vanno bene neanche di chi conosce bene il judo.

La squadra italiana ha dato il massimo poi, c’è stata qualche imperfezione nei combattimenti ma, i nostri ragazzi, non sono supereroi, sono judoka che sono nella parte alta dei rispettivi ranking ma i loro avversari sono tutti campioni come loro. Per cui, ogni combattimento era una finale. Poi lasciamo perdere gli errori arbitrali perché se diamo la colpa a loro vuole dire che cerchiamo le scuse per motivare la sconfitta. No, l’arbitraggio non è andato bene, punto.

Alice ha fatto una bella gara e in quel momento non poteva fare di più. Nella gara a squadre ha fatto un errore di ingenuità, non doveva fare quell’ultimo attacco, poteva fare le prese e far camminare la sua avversaria, avrebbe vinto sicuramente. Ma si sa, al cuore non si può comandare, specialmente al cuore di una combattente com’è Alice; sono sicuro che ne farà tesoro di questa sconfitta. Tutti sono andati bene ma quello che ha deluso maggiormente è stato Fabio Basile. Ma non conoscono il judo quelli che hanno scritto male di lui. Se solo, prima di scrivere, si fossero informati di chi è An Chagrim, non avrebbero detto una parola. Quando si apre la bocca o “la penna” bisogna avere cultura perché le parole sono come il dentifricio, una volta uscite non rientrano più. E anche Lombardo, il ragazzino (come lo chiamo io), che io davo per certo con una medaglia si è fermato di fronte al koreano An Baul ed è arrivato 5°.

Allora, sei fossi stato un tipo frustrato dalle sconfitte dei miei campioni avrei scritto: Fallimento – l’Italia non esiste – Pensasse di più al judo e via discorrendo.

Ma il judo è fatto non solo dalle tecniche ma anche dalla cultura che vuol dire informazione a vari livelli.

Mi ricordo che tutti salgono sul carro del vincitore ma mai sul carro del perdente.

E questo vi potrebbe far bene. Prendete anche voi, insieme ai vostri paladini, un bel po di sana merda buttata a caso da chi non capisce niente di judo e vedrete che i vostri lacrimoni saranno più grossi di quelli di Alice.

Ma la tradizione italica di andare in “soccorso del vincitore” succede anche qui, da noi, nel judo.

Ma non pensate minimamente che gli atleti sono lì per combattere per loro stessi e per l’Italia? Non pensate minimamente che se dovessero conquistare una medaglia è bene per loro e per la squadra italiana? Non pensate minimamente a tutti i sacrifici loro e delle famiglie, a tutte le botte, gli incidenti, agli infortuni che subiscono? Allora vanno in Giappone per farsi una vacanza a spese della Federazione e, visto che stanno lì, prendono parte alle Olimpiadi?

Tornate con i piedi sulla terra. Sono campioni come tutti gli altri e possono perdere e possono vincere. Perché è la sconfitta il vero viatico per meritarsi una medaglia.

Perché sto parlando con chi ha fatto piangere Alice?

La Bellandi (Nomen omen) ci ha fatto la grazia di farci vedere le sue lacrime e gliene dovremmo essere grati tutti perché questa splendida ragazza ci ha fatto vedere come può essere fragile una donna forte come lei. Allora, se posso dare un consiglio ad Alice, non cambiare la categoria (sempre che non ti porti disturbi), rimani in categoria, che hai fatto una promessa a te stessa e va rispettata (Nel mio futuro più lontano di battere il primato di Kayla Harrison).

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