Editoriali
La Magia del Natale
Articolo 142

La Magia del Natale


25/12/2023

IO CREDO IN BABBO NATALE



Rimettiamo le cose a posto, Noi insegniamo judo tradizionale a tutti e poi, i nostri atleti decideranno se fare agonismo oppure per diletto, ma saranno due aspetti della stessa medaglia.

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o credo in Babbo Natale Voi non ci crederete, ma io ci credo. Credo in Babbo Natale, o meglio, credo nella magia del Natale. Per me, a Natale, sono tutti più buoni, sono tutti più accondiscendenti e “non si mettono sugli scudi” a difendere le loro teorie.

Anche nel judo siamo così. Facciamo le feste in palestra, organizziamo con tutti i parenti dei nostri atleti perché siamo tutta una famiglia. E, la famiglia, non dovrebbe essere mai divisa, stando ai credi della cristianità. Ma la nostra famiglia, quella dei judoka, perché è divisa? Forse perché c’è stato qualcuno che si è approfittato della buona fede degli altri, forse perché ha detto cose non consone alla distensione, forse perché ci sono sempre i rivoluzionari che si inventano qualcosa per alzare la discussione? Un solo argomento di questi oppure sono tutte queste questioni insieme che intervengono alla divisione del judo. Può darsi!

Ma una cosa di certo la so; divisi non si va da nessuna parte. Quelli che sono divisi (per diverse ragioni) saranno costretti a scomparire. Un giorno, non ce ne accorgeremo, come arriva la vecchiaia sulle nostre membra, non saremo più giovani e, allo stesso modo, non si parlerà più del judo. Noi abbiamo una divisione sulla testa, che incombe coma la spada di Damocle. Judo sportivo o judo tradizionale?

Mi ero deciso a non parlarne più, però ho sentito riaffacciarsi questa ipotesi (e mi dispiace parlarne in questo numero che è dedicato alla gioia del Natale, alle medaglie che hanno preso i piccoli nelle loro gare) ma devo farlo. Mettiamo subito in chiaro qualcosa che è lapalissiano: tutti facciamo o insegniamo judo tradizionale. Perché viene dalla tradizione, ci viene demandato da Jigoro Kano e noi lo abbiamo fatto e adesso lo insegniamo come Shihan l’aveva ideato. Ma Jigoro Kano è andato in tutto il mondo (in una foto sta in piedi al podio di Berlino quando le Olimpiadi si fecero nella Germania nazista di Hitler.

Allora che ci avrà voluto comunicare con la sua presenza? Che voleva a tutti i costi che il suo judo fosse accettato come sport Olimpico perché, il piccolo Jigoro Kano sapeva che se fosse entrato negli sport Olimpici il judo si sarebbe espanso al mondo intero. Per cui, niente più samurai (chi ha intenzione nella sua palestra di fare il samurai, ben venga, uno spettacolo in più per noi), niente judo statico semplicemente perché il judo non puoi fermarlo è la continuità del divenire farà si che, anche nel judo, come in tutti gli altri sport ci sia un’evoluzione della tecnica.

Gli atleti che si scontrano ai vari campionati di Europa o d’America, ai campionati mondiali e alle Olimpiadi hanno trovato nuove soluzioni per tirare quelle tecniche tradizionali che hanno imparato dai loro maestri. Perché la comunità del judo è una sola famiglia (questo sì che è vero) e quando si incontrano, ognuno con le proprie tradizioni, fanno vedere agli altri cosa ha appreso lottando in patria così ché, il patrimonio dell’uno diventa patrimonio di tutti. Allora, con delle idee semplici (magari) Jigoro Kano ci ha tolto di mezzo i samurai – cosa che avevano fatto con l’avvento dell’epoca Meji, e ha voluto che il judo risultasse in tutto e per tutto, uno sport adatto a tutti. Jigoro Kano era uno studioso che conosceva molto bene l’Occidente, e credete che non gli sia venuto in mente che il suo judo veniva cambiato una volta che fosse entrato a far parte del circo della Olimpiadi.

Pensate che le prime spade dei samurai erano di forma cinese perché dovevano subire duelli cruenti e duri e la spada doveva essere forte e resistente. Ma alcuni artigiani giapponesi hanno pensato di cambiare forma alla lama che risultasse più fina ma più tagliente e perché ci passava benissimo tra le pieghe delle armature e un taglio subito alla fine del Kote voleva dire che chi aveva subito l’offesa non era in grado di usare la sua spada. Ci fu un’evoluzione dei fabbri artigiani delle spade che ancora oggi si ritiene che siano le spade più taglienti del mondo. Evoluzione della tecnica, specialmente nel campo agonistico, c’è sempre stata e ci sarà per sempre. Ma non per questo non lo chiameremo più judo.

Rimettiamo le cose a posto, Noi insegniamo judo tradizionale a tutti e poi, i nostri atleti decideranno se fare agonismo oppure per diletto, ma saranno due aspetti della stessa medaglia. Io vorrei che si costruissero ponti non muri; il judo è inclusione che parte dall’accettazione dell’altro, dalla fiducia dell’altro, dalla costanza dell’altra di subire una caduta, e ancora un altra, e un altra ancora. Questo qualcuno è UKE, un judoka come noi.

La Federazione, secondo me, dovrebbe fare un passo da gigante, dovrebbe aprire le porte ai judoka di qualunque appartenenza. Non ci sono figli di un Dio minore nel judo. Sono tutti judoka nel momento esatto in cui entri nel tatami. Poi scelgono come fare judo ma tutti quanti dovremmo essere chiamati per star sotto un unica bandiera, senza se e senza ma. Rispettando tutti.

Lo so da cosa siamo divisi. Prima di tutto dalla storia, non abbiamo avuto un buon inizio ma, alla fine, siamo campati. Ora lo so che non si dovrebbe fare, però dimentichiamoci della nostra storia perché è stata una catastrofe appresso ad un altra. Ricominiciamo da qui dall’unione di tutte le forze “Judoka” dell’Italia unita. Però c’è un altro punto, che è quello più difficile da accettare: i Dan. Questa questione per noi è gravissima, di fondamentale importanza. Come fare? Non ho idee. Ma se ci confrontassimo tra noi, magari con un po’ di magia del Natale...

Buon Natale a tutti i judoka di buona volontà. Io credo in Babbo Natale

Pino Morelli

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