
Il “Judo moderno”
18/06/2021
MIXATO. Scuola tecnica nella vecchia maniera e preparazione atletica moderna.
li ultimi Campionati del Mondo mi hanno fatto scoprire una cosa che non avrei mai creduto che potessi dire: esiste un “Judo Moderno”.
A parte che non mi piace il regolamento di judo, soprattutto quello dei punteggi dove un Waza Ari somiglia tanto al “Vecchio Yuko” e “l’Ippon per rotolamento” è una vaga idea di quello che era “L’Ippon di una volta”. Ma, credo, che questo sia solo nostalgia di un vecchio judoka che è ancorato nei mitici anni del judo. Ma sono vecchio e quel regolamento, adesso, mi sembra funzionale allo “Show Business” ed ha presentare il judo “al di fuori del judo”. Il judo moderno è fatto di tanta prestanza fisica e, un po di meno, tecnica, ma non è così come sembra. Chi interpreta bene il judo moderno (è potrebbe essere diverso?) sono i giapponesi. I ragazzi, a parte Maruyama, non si sono visti ma le ragazze sono, perlopiù, quelle che hanno interpretato, in questo mondiale, il judo moderno. A parte che ci siamo sentiti orgogliosi di vedere i podi senza nessun giapponese (o stavano rilegati al terzo posto o al quinto) per cui tutti europei; ma non bisogna dimenticare che la “vera squadra giapponese” non ha partecipato a questo Campionato Mondiale. Abbiamo visto solo Maruyama con il suo Uchi Mata spazzare i tatami di Budapest, meno che alla finale, dove si è dovuto inventare un Tomoe Nage delizioso per battere il nostro “Mitico Ragazzino”, Manuel Lombardo. Ha provato un Uchi Mata, ha fatto due piccoli passi e ha tirato Yoko Tomoe Nage al fianco sinistro di Manuel, cosa da judoka vero. L’unico ad essersi battuto con un “giapponese vero” è stato proprio lui, il “Magnifico Ragazzino” a cui Maruyama non ha saputo tirare Ippon.
Questo non vi fa pensare a niente? Cosa c’è in lui di così speciale? C’è il judo moderno.
Scuola tecnica nella vecchia maniera e preparazione atletica moderna. Non è facile, credete. È più facile che un aspetto prevalga sull’altro e, in tutte e due i casi, sarebbe un guaio, l’abbiamo visto in questo mondiale. Io l’ho visto proprio ieri sera, il belga Mathias Casse contro Tato Grigalashvili in finale degli 81 kg.
Più atletico e più forzuto il georgiano è più “mixato” il belga; Casse si “è preso” tutti gli attacchi di Tato, ha provato un Morote poi, sull’irruenza del georgiano, ha portato un’ancata che ha schiantato il povero Grigalashvili sulla schiena (vecchio Ippon). Casse mixato al punto giusto, Grigalashvili no. È difficile, in questo judo moderno, mixare bene questi due elementi ma si parte, a mio parere, dalla tecnica, e questo non è scontato. È la tecnica che impone la preparazione atletica, non viceversa.
Guardando s’impara.
Già li sento i “Signori del Judo” che si fanno beffe di quanto dico, con quei sorrisetti sarcastici, come ha dire:”Hai scoperto “l’acqua calla”, come si dice a Roma (ma non so se siano romani). Ho avuto modo di parlare per telefono con Pierangelo Toniolo e mi ha confortato su questo mio ragionamento: la tecnica, individuale e la preparazione tecnica ancora più individuale. Questo significa mettere su un Uchi Mata come tecnica base, faccio per dire, e poi dopo sistemarla, come farebbe un sarto con un vestito, addosso all’atleta, ma per le “rifiniture” ci vuole un bel po di preparazione atletica “ad personam”. Perché tutti non tirano i baveri nella stessa maniera, perché il passo di entrata non va bene per tutti nella stessa maniera, così via. Già immagino quelli che stanno dicendo: “Io lo faccio sempre.”, però io non vedo grosse masse, per le società, di atleti in nazionale. Poi portarli alle Olimpiadi, questo è un altro discorso.
Non voglio, dicendo questo, far i complimenti alla famiglia Toniolo perché sa, specialmente Pierangelo, quanto stimi il suo lavoro e quello dei fratelli. Voglio dire che c’è di più di quanto si possa pensare. Qui c’è un lavoro certosino fatto sugli atleti, qui c’è la passione e il cuore dedicato al judo.
Adesso, da vecchio judoka, voglio imparare il judo moderno, anche se dovessi subirmi (solamente vedendolo) uno “Yuko” spacciato per un “Waza Ari”.
Ma questo è il judo moderno, bellezza, che ci vuoi fare?
Pino Morelli