
Il Viaggio
13/05/2021
di Giuseppe Morelli
Parlare di una tecnica d judo è parlare di una storia, è conoscere i personaggi che l’hanno ideata, è capire come si è evoluta. Parlare di judo è conoscere la storia del Giappone, conoscere il suo tessuto civile oltrechè militare, il quale, nessuno può negarlo, ha dato vita a tutte le arti marziali.
orrei fare un viaggio col mio Maestro. Di certo un viaggio già lo sto facendo, un viaggio senza meta che non finisca, spero, mai; abbeverandomi alla sua esperienza e alla sua pazienza. Però mi è venuta voglia di provare a fare qualcosa di concreto, di vedere gente di judo insieme a lui e soffermarci a parlare della tecnica, del modo migliore per fare uchi komi; quale tipo di renraku è più consono a quel tipo di movimento e così via.
Lo so è stato più o meno il Maestro di tutti perché ha insegnato 20 anni in Accademia, quella all’EUR, quella al velodromo e per il bene che ha fatto al judo e a noi istruttori davvero lo sentiamo Maestro di tutti. Non vorrei arrogarmi il diritto di dire che è il mio Maestro però tra il Maestro e l’allievo ci deve essere un di più, oltre la tecnica e la tattica che li lega, qualcosa di imprescindibile, di non comune, qualcosa di speciale.
Appunto dico, il mio Maestro.
Vorrei che vedesse il judo che si fa nelle altre palestre magari non mettendosi neanche i judogi; stando lì, su una panca a imparare come gli altri fanno judo. Sono sicuro che dalla discussione sul judo si arriverebbe ai quadri Ukijo e di come vedeva Jigoro Kano questa o quella tecnica. Poi si passerebbe a parlare di Jigoro Kano come lo vedevano i suoi Maestri, per finire sul film “I sette Samurai” che, specialmente, d’inverno, seduti in poltrona con una copertina sulla gambe, è sempre piacevole da vedere. Ritengo che un uomo od una donna, scarsi di cultura, non potranno mai parlare di judo; magari lo faranno vedere, pure bene, ma non potranno parlare di judo con tutte le frasi azzeccate, gli aforismi con le storie e le leggende che un uomo/donna di cultura sa. Per parlare di judo bisogna conoscere la storia, saperla decifrare, bisogna “spacchettarla” per poi ricongiungerla sapendo quali pezzi vanno tagliati per una maggiore comprensione da parte dell’ascoltatore. Parlare di una tecnica d judo è parlare di una storia, è conoscere i personaggi che l’hanno ideata, è capire come si è evoluta. Parlare di judo è conoscere la storia del Giappone, conoscere il suo tessuto civile oltrechè militare, il quale, nessuno può negarlo, ha dato vita a tutte le arti marziali. Dall’arte marziale allo sport ne passa di storia perché definire un’arte marziale il judo pare alquanto anacronistico vedendo come si è evoluto il judo con programmi d’allenamento specifici sia per la tecnica sia per la preparazione atletica.
Il viaggio, se vogliamo, è tutto lì. Capire, imparare, decifrare e mettere in pratica.
Il mio viaggio con il mio Maestro è, sostanzialmente, fare come Dante, infilarmi in una selva oscura dove la strade da seguire sono tante ma, più che altro, la strada da intraprendere è fatta di un lungo cammino fatto a piccoli passi ed, a ogni lampione, prendere quello che più ci è congeniale, che più ci piace. Ammiro il mio amico fraterno, Sergio Oliveira, che ha deciso di girare il mondo del judo per cercare di capire cosa c’è nella palestre di tutto il mondo, quali tesori nascosti o becere interpretazioni di judo si vanno consumando, ma, comunque, è il judo o la parvenza del judo stesso ma, come diceva il sommo poeta: “Da i diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
Il viaggio.