Judo Italiano - La libera informazione - Editoriale di P. Morelli
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イタリア柔道

Nozione e Conoscenza
18/01/2021
cusate se mi soffermo, ancora, su questi termini ma, dopo, aver parlato con diversi amici sul judo voglio esprimere quel che penso chiaramente.
Se io dico: “Pino non capisce il judo”
Sto dicendo che, Pino, di judo non capisce proprio niente oppure non capisce niente, che so, del judo agonistico? O del judo kata?
Questa affermazione che ho fatto è una “nozione” che rappresenta un punto della mia vita, soltanto, una nozione che riguarda solo il mio judo e non il mio percorso di vita. Invece, chi mi conosce veramente, sa quale tipo di judo insegno e allora potrà dire, a ragion veduta, qual è il mio percorso di judo. Questa, si può dire, è la conoscenza.
Non si giudica mai un libro dalla copertina. Ecco, perdonatemi il mio esempio che calzava bene, secondo me, per aprire un discorso sulla conoscenza.
Io sento molti parlare del judo, che sanno tutti i nomi, sanno tutte le progressioni dei kata, sanno a memoria tutti i nomi degli strangolamenti (beati loro) ma quando gli chiedi di salire sul tatami per farti vedere quello che sanno tecnicamente con i movimenti, il più delle volte ci sono stati tentennamenti ad entrare sulla “materassina”.
Perché? Perché chi sa non parla e quelli che parlano non sanno. (Malcom X)
Dove voglio arrivare? Intorno al judo c’è tanta confusione e tante nozioni che non si trasformano poi in azioni.
La confusione è stata generata dai pionieri del judo in Italia che ci hanno raccontato molte favolette riguardo al judo e ancora c’è chi parla del vero judo non riuscendo a capire che il judo è uno e ognuno può declinarlo come vuole ma non attraverso nozioni, ci vogliono i fatti.
“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”. (Dante Alighieri)
È la conoscenza ci rende liberi di interpretare il judo che più ci piace perché se avessimo la conoscenza potremmo pensare ad insegnare le basi, potremmo pensare di dedicarci ai Kata o possiamo fare un buon sano agonismo, l’uno non esclude l’altro. Ma qui, in Italia, il judo è diventata quasi una religione, va avanti per dogmi.
“I padri del judo italiano hanno detto che…” Per fortuna che non sono più quei tempi…stiamo vivendo tempi peggiori! Io non mi permetto di insegnare niente a nessuno, lungi da me fare il Maestro.
Ma vorrei dire a tutti, seguite i veri artigiani del judo, non importa quanti campioni abbiamo tirato fuori dalla loro palestra (perché il campione l’ho fa la madre e il padre e non ci sono Maestri che tengano), l’importante è che amino il judo.
Seguite quelli che danno molta importanza a come mettete il piede, quanto debba essere piegato il braccio, come deve “viaggiare” l’anca nelle tecniche se poi sanno i nomi di tutto quello che dicono, ben venga.
Però non seguite quelli che fanno il contrario. Soltanto chi ama veramente il judo vi correggerà cento e cento volte quel piede o quel braccio che non tira bene, invece i “nozionisti” useranno termini correttamente in giapponese ma non li dimostreranno.
È come quando giocavo a tennis con un mio amico istruttore, che adesso non c’è più, quando vedeva entrare nel campo gente vestita di tutto punto come John McEnroe o Bijorn Borg e poi non prendeva una pallina tirata a “chilomba”, gli diceva: “Adesso togliti il tergisudore dalla fronte, dal polsino, posa quella racchetta, che la rompi, e prendi questa Maxima e facce vedè il tennise americà!”.
L’abito non fa il monaco, anche se ci sono monaci che fanno l’abito…però non sanno cucirlo.
Buon Judo a tutti.
Pino Morelli