Judo Italiano - La libera informazione - Editoriale di P. Morelli
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イタリア柔道

Si, va bene e Dopo?
08/09/2017
Il dopo Mondiali a Budapest
ragazzi della Nazionale Italiana che hanno partecipato ai Mondiali di Budapest
si sono comportati bene e anche se qualche commento di malcontento
è uscito fuori, tutto sommato, abbiamo una Nazionale che sa farsi temere a
livello internazionale ma, più che altro, ha dimostrato che nel fare judo non
teme il confronto. Sono gli altri a temere i nostri ragazzi e prova ne sono le due
finali olimpiche svoltesi a questi mondiali. Tutte e due gli avversari erano più preoccupati
di non far vincere i nostri ragazzi che di vincere loro, avevano impostato
tutta la loro gara su Odette e Fabio e quando sono andati agli scontri successivi
abbiano miseramente (si fa per dire) perso e neanche si sono avvicinati alla
medaglia. Poi c’è stata la luce di “Matteo il Superbo” e ci ha fatto dimenticare
le note dolenti. Ma tutti si sono dimostrati forti. Adesso speriamo che si continui
così, è segno che la cura Murakami sta facendo bene. Chi conosce il judo sicuramente
avrà notato il cambiamento, tacciano la malelingue. Ma, a me, sorge
una domanda.
E dopo?
Molti anni fa, nell’altro secolo più precisamente, ad un allenatore feci questa
domanda e mi rispose: del dopo se ne occuperà chi verrà dopo di me, io adesso
mi accontento di prendere le medaglie che portano i miei atleti. Oggi siamo
nell’altro secolo e non si può rispondere così, ce lo impongono i tempi (a parte
che pure prima…Francia Docet).
Io ho un’idea.
Si potrebbe recuperare l’idea del “College di Brescia” che ha dato buoni frutti,
però ampliarla.
Non bisognerebbe mai dimenticare la storia e chi l’ha fatta.
Dunque, dicevo, un college in ogni città dove per entrarci i ragazzi devono mostrare
dei titoli o dove si prendano in esame tutti i ragazzi fino ai quinti posti della
loro categoria maschile e femminile. Se volete possiamo chiamarla una “Preolimpica”
dove i ragazzi si allenano tutti i giorni lavorando sulle basi e sui concetti
di tattica e preparazione abbinata all’agonismo.
Una nota ambigua sarà la decisione su chi affidare i posti d’allenatore, che non
dovrebbero mai essere inamovibili. Ci sarà la scelta per parentela, clientelare o
per amicizia come siamo abituati ad aver visto in tutti questi anni o si potranno
affidare gli incarichi per meriti veri a persona che non ha connubi con nessuno?
Chi è che sceglie gli allenatori? I Comitati Regionali oppure la Federazione stessa,
che sarebbe meglio?
Oppure non possiamo prendere in esame questo mio progetto (che va corretto,
rivisto, ampliato) e continuare così.
Però una domanda mi sorge spontanea.
E dopo?