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Lo CSEN risorge dalle ceneri del Covid
Articolo 145

Lo CSEN risorge dalle ceneri del Covid


21/10/2021

di Pino Morelli



C

erto, per noi judoka, la vita non è stata facile in questi ultimi anni. Tra tutti gli sport ha toccato profondamente il judo facendoci perdere un sacco di tempo e facendoci perdere molti ragazzi.
Questo covid, ma lo sapete tutti, ci ha toccati nelle finanze, ci ha toccati nella tecnica, ci ha toccati nei rapporti umani che per noi son importanti e, qualcuno, è stato toccato da un evento irrimediabile. Ma noi non ci siamo abbattuti, abbiamo fatto come sempre facciamo in momenti critici, abbiamo preso gli elastici, c’è chi ha costruito un manichino per fare le proiezioni, chi ha imbottito di cuscini il judogi e chi ha avuto la fortuna di non essere solo in casa a praticare il judo. Ma non ci hanno soddisfatti queste soluzioni. Noi siamo fortunati.

Ci piace toccarci, ci piace essere toccati dall’Uchi Komi alla pacca sulla spalla, dallo shiai alla scafetta di un amico che incontriamo. Noi siamo i tipi che si abbracciano, che si danno la mano alla “romana” perché sentiamo proprio il bisogno di sentire l’altro, sarà un istinto che abbiamo fin da piccoli. Tutto questo ci è mancato perché, in sostanza, il judo ce l’abbiamo dentro; dentro al cervello e nel nostro cuore. Mi diceva un’amica: “Io non sono come voi che se non faccio judo sto male”, però la dovevate vedere sul tatami come si dava da fare e come era contenta di fare con i bambini o con le ragazze. Il judo, non si può fare niente, ce l’abbiamo dentro, magari dorme “sonnocchioso”, ma ci vuole un attimo per risvegliarlo.

Come si fa a risvegliarlo? Lo CSEN ci ha pensato bene, ha atteso il momento opportuno ed ha “costruito”, ad arte, lo stage nazionale judo. Perché l’ha dovuto costruire, le regole sono cambiate e ci siamo adeguati alle nuove regole e fino ad oggi, a due settimane dalla fine, non c’è stato alcun “contrattempo per covid”. Questo significa che le regole sono state eseguite per bene. Ma questo stage si doveva fare, vederci tutti sul tatami è stato salvifico, ci ha fatto ritornare il sorriso da judoka; quel sorriso largo, schietto, grasso e argentino che hanno solo i judoka quando si incontrano sul tatami. Abbiamo parlato a lungo e sono venuto fuori certe criticità che altrimenti covavano sotto la cenere del covid e non sarebbero mai venute fuori continuando a marcire e ad infettare i rapporti. È servito andare sul tatami perché e lì la nostra “camera caritatis”, dove facciamo uscire le cose che non ci stanno bene e quelle che sono giuste. Sul tatami, la nostra isola felice, dove ci sentiamo sempre a casa, è nato un nuovo CSEN che ha raccolto i complimenti da tutti e ha sentito delle idee interessanti.

Il nuovo CSEN sta programmando il raduno del 2022, lo stage nazionale di judo, già da quando siamo usciti dal tatami di quest’ultimo e programmerà degli eventi sempre nuovi e delle grandi sorprese. Parola di Boy Scout.

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