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Per qualche DAN in più
Articolo 140

Per qualche DAN in più


13/05/2021

di Gennaro Lippiello



Non intendiamo qui discutere sui criteri di assegnazione dei gradi col sistema Motu Proprio; ma quando questi si accumulano nella stessa persona dal 1°Dan fino al 6°-7° e… più, allora sorgono delle perplessità, specie quando sul campo si notano delle forti discrepanze tra elementi con curriculum tecnici alquanto differenti tra loro.

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a prima volta che ebbi modo di osservare il judo in azione fu da un film di James Bond: A 007 licenza di uccidere.

Ciò mi entusiasmò talmente che sognavo di diventare un giorno “cintura nera”.
Chiesi un prestito ad un amico per comprarmi un kimono della migliore marca, la “Viralfa” (conoscevo solo quella…) e mi iscrissi in palestra. Sul “tappeto” conobbi il mio Maestro Nicola Tempesta, campione d’Europa, da poco rientrato dalle Olimpiadi del ’64.
Dopo alcuni anni mi ritrovai in Nazionale e, nei raduni, ebbi la ventura di conoscere altri judoka, tra i migliori d’Italia; da Carmeni a Di Palma e Tavolucci; dai Vismara a Veronese… e ricordo che essi, già valenti Atleti Azzurri, non ricoprivano… alti gradi.

I calibri di Tempesta, Carmeni, Barioli erano allora IV Dan e, quando da loro venivo proiettato… li sentivo tutti ‘e 4, i Dan!

Poi conobbi, come Maestro, il “pianeta” Yano Hidenobu IV Dan ed altri ancora come Fuji, 3 volte campione del mondo, anch’egli 4° Dan, e lì le cadute... non le contavo più!

Cosicché, riferendomi ai gradi di quei campioni, fissavo istintivamente le mie unità di misura di bravura nel Judo. E quelli erano, per tutti noi, i livelli corrispondenti a ciò che si sapesse fare sul tatami, …ma, l’unità di misura, è solo quella?

I Dan, come sappiamo, a livello sportivo, si conquistano per meriti agonistici, quelli a cui i giovani più anelano.
Essi si ottengono anche per altri motivi: per aver superato un esame, per la fondazione di una propria scuola, per i notevoli risultati sportivi dei propri allievi, ecc.

In sintesi, non disponiamo di una singola “Unità di Misura”.

Tutto ciò genera una certa confusione circa gli elementi di giudizio per stimare il valore tecnico di un judoka. Non intendiamo qui discutere sui criteri di assegnazione dei gradi col sistema Motu Proprio; ma quando questi si accumulano nella stessa persona dal 1°Dan fino al 6°-7° e… più, allora sorgono delle perplessità, specie quando sul campo si notano delle forti discrepanze tra elementi con curriculum tecnici alquanto differenti tra loro.
Cosicché, in alcuni casi, certi accumuli di Dan sembrano delle vere forzature di riconoscimenti che, seppur giustificati da sacrosanti motivi, non appagano le esigenze tecniche di chi ama il judo nella sua originale forma dell’agire e del fare!
Perché “a finale” (licenza poetica napoletana) il Judo quello è! E sul tatami… fa testo solo quello.

Istruzioni di Volo per Aquile e Polli, è il titolo di un libro nel quale A. De Mello, maestro del pensiero, 8° Dan (scherzo… ovviamente), ammonisce i suoi discepoli dai pericoli di certe umane tendenze che, simili a droghe, creano dipendenza come, ad esempio, il forte bisogno dell’approvazione altrui, di riconoscimenti, di titoli onorifici, ecc. che conduce alla gran voglia di accaparrarsi una caterva di titoli, gerarchie, gradi e… “Dan”.
È una vana illusione quella di sentirsi “di più”; essa sfocia in maniera ridicola nell’inflazione di sé stessi, in quei valori che poi non si riescono più a sostenere.

Non è raro che si evidenzi l’incompetenza judoistica di qualcuno sin da come egli fa il saluto sul tatami o dal nodo della sua cintura, che talvolta sembra… più un fiocco che un nodo. Anzi, lo è! …e allora? Ecco un invito a frenare quella corsa per avere un Dan in più e a meglio definire i parametri dei “motu propri” che risultano alquanto generalizzati.
Tutto ciò per ristabilire quell’equilibrio tra “Avere” ed “Essere” che troppe volte negli uomini è inversamente proporzionale nei suoi termini.

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AVERE ESSERE Dan Judo ?! … e menomale che i Dan son solo 10!

altrimenti il piatto del judo lo troveremmo… sotto la bilancia e qual’è il parametro da seguire? Personalmente il sistema che nel Judo ho trovato più adatto per questa impresa, consiste nel paragonarmi ai gradi e alle capacità dei migliori persopersonaggi che ho avuto la ventura di saggiare sul tatami. E qui ognuno è libero di scegliere i suoi.
Se poi uno sentisse quell’impellente desiderio di accumulare altri gradi, dopo un’attenta introspezione, come si dovrebbe far sempre, si può far riferimento all’altro western di Sergio Leone, di cui qui di seguito espongo la locandina alla quale, a fine titolo, son stato tentato di aggiungere un irripetibile aggettivo, che nel film ricorre sovente e che finisce con “...one”.

giu-la-testa…poi, nel ’69, Cintura Nera lo diventai davvero, e fui felice. Il mio Maestro, Tempesta, era allora 4° Dan, ma in Giappone era graduato 5°! che strano però, ma non troppo: I maligni dicono che in Italia non era riconosciuto 5° in quanto nessun dirigente di allora si era ancora auto proclamato tale… ma, penso, che solo i perfidi diano credito a questa calunnia, riferendosi all’idea di Andreotti quando disse che “pensar male è peccato ma… s’indovina”! E quando il Maestro mi cinse di quella cintura, così disse: Falle onore e rispettala!

Concludo, finalmente! prevengo i 2-3 lettori rimasti fin qui.

Un tale chiese a Marco Porcio Catone, V Dan (234-149 a.C.), uno dei nostri primi tesserati (si allenava in una palestra di Ostia… antica): come mai, lui così celebre, non avesse ancora una statua. “Non lo so, ma è meglio così, preferisco che mi si domandi come mai non mi è stata innalzata una statua, piuttosto perché mi è stata innalzata”, rispose il censore (buon per molti che egli non ci sia più…). Ma quelli erano altri tempi, noi siamo moderni, quelli erano… arretrati o, forse, viceversa? Saluti cordiali a tutti, secondo i Dan, ovviamente; per le cinture di colore… un pò più distaccati, ma egualmente sinceri e calorosi.

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