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La guerra del
Articolo 132

La guerra del "Braccio"


18/01/2021

 Yoshiro Maruyama e Mifuni Abe alla fine si sono scontrati. Perché si dovevano scontrare, è la dura legge del migliore.



Alla fine, un O Uchi Gari di Abe ha risolto il combattimento.

di G.Morelli

U

no solo poteva e doveva rappresentare il Giappone nelle Olimpiadi che si svolgeranno proprio nel Paese del Sol Levante.

Hanno dato vita ad un durissimo conbattimento fatto di nervi, di forza, di tecnica e di tattica. E’ stato un duro rincorrersi a fare la presa migliore, a trovare un buco nel quale portare la loro tecnica; è stato uno sfinimento a cercare l’anoglo giusto di proiezione che non è mai avvenuto perché, i due, si conosco troppo. Ne valeva la loro carriera benchè sapessero che, a prescindere dal risultato, ognuno avrebbe continuato a fare agonismo.
Però, in quei ventiquattro minuti sono stati su un tatami in mezzo al cielo ed erano consapevoli che se prendevano una tecnica non gli sarebbe bastato battere, sarebbero caduti in un tatami senza fondo mentre il vincente rimaneva immerso tra le nuvole. Nessuno dei due contendenti si è risparmiato, quella era la lotta per la vita, per l’onore, proprio, del proprio Maestro, del proprio club e dell’intera nazione che si aspetta un eroe “stragalattico”.
Alla fine, un O Uchi Gari ha risolto il combattimento.

Maruyama in guardia sinistra e Abe in quella destra sono stai molto attenti a non “rompere gli specchi” e per fare questo ci vuole molta tattica; hanno capito da subito che chi avesse controllato il braccio libero dell’avversario poteva permentersi di fare un “tiro”.
Maruyama vendendo la posizione difensiva del suo avversario ha pensato bene di portare due volte Tomoe Nage. Abe ha tentato più volte di fare O Uchi Gari dietro al ginocchio sinistro dell’avversario, ma quella mano libera non riuscivano a prendersela. Poi Abe ha capito che poteva fare la presa alta e prendere dietro la spalla del suo avversario e mentre faceva questo movimento gli è venuto incontro anche il gomito destro di Maruyama. Ha capito che poteva tirare quel suo O Uchi Gari che tanto aveva provato e a quel punto anche Maruyama aveva capito che Abe avrebbe tirato O Uchi Gari. Ha tentato un Tani Otoshi ma Abe aveva la presa dietro la spalla ma, quello che più conta, si era impossessato del gomito e stava spingedolo verso l’anca di Maruyama nel mentre stava tirando O Uchi Gari.
Waza Ari.

Adesso i giapponesi hanno il campione da mandare alle Olimpiadi per difendere il “Sacro Suolo”.
Maruyama non ne esce sconfitto. Ha combattuto fino all’ultimo istante.

Bravi sono stati gli arbitri che hanno rispettato e reso onore ai due combattenti non scadendo nelle ammonizioni perché, pure loro, volevano vedere la fine del combattimento.

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