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Considerazioni sul Ne Waza“Continuità tra (Tachi waza) e (Ne waza)” del M° Sulli.
Articolo 117

Considerazioni sul Ne Waza
“Continuità tra (Tachi waza) e (Ne waza)”
del M° Sulli.


13/01/2020


I

n passato le tecniche in Ne waza erano considerate minori e d’importanza inferiore, presto però lo studio del Ne waza divenne fondamentale per i combattenti nell’ottenere la vittoria, sfruttando le preziose occasioni che si creavano nelle varie fasi del combattimento.
Per arrivare ad accrescere lo studio in Ne waza e avere più opportunità di vittoria è necessario affinare le proprie capacità prima nel Tachi waza e in seguito trovare la giusta chiave per dare continuità all’azione in piedi, che non abbia ottenuto il massimo risultato di IPPON.
Il Ne waza è sicuramente un’arma in più a disposizione del combattente, molti atleti hanno e stanno ottenendo risultati importanti grazie al Ne waza, le percentuali di vittoria tra le tecniche di Tachi waza e Ne waza non sono paragonabili, ma l’asticella di vittoria nella lotta a terra si è alzata notevolmente, anche grazie ai nuovi indirizzi tecnici che la Commissione d’Arbitraggio Internazionale ha dato alla classe Arbitrale nella conduzione del combattimento.
Sono tanti gli atleti che hanno scritto pagine importanti in questo specifico contesto tecnico, e senza fare torto a nessuno, ne cito solo alcuni che al sottoscritto hanno dato un forte impulso alla crescita e formazione tecnica.
Katsuhiko Kashiwazaki specialista negli Osaekomi waza, Neil Adams, Ezio Gamba, Karen Briggs nei Kansetsu waza, Felice Mariani e Ahn Byeong Keun negli Shime waza e in fine il Maestro Hidenobu Yano con il quale ho avuto l’onore di averlo come allenatore al College di Brescia.
Questo specifico settore, molto articolato per le tante possibilità di concludere l’azione partendo dal Tachi waza, conferma il forte interesse nella continua ricerca di nuove soluzioni tecniche, che per quanto riguarda la parte agonistica è il raggiungimento della vittoria, mentre per i soli appassionati non agonisti è l’interesse nell’arricchire il proprio bagaglio tecnico.
Oggi si può dire, che le metodologie d’insegnamento nei vari Dojo, sia per gli Hari kata (metodo di arrivare a un controllo) che per il Nogare kata (modi per liberarsi dalla presa a terra), sono notevolmente migliorati e che nelle tante competizioni, si nota quanto gli atleti prestino molta più attenzione nel cercare di concludere il combattimento con un passaggio nella lotta a terra.
In questa progressiva evoluzione tecnica, va riconosciuto al Nuovo Regolamento Arbitrale alla classe Arbitrale maggiore attenzione all’innovazione tecnica nel Ne waza e quindi a interrompere il meno possibile un’azione al suolo.
Per tornare all’oggetto iniziale, si può dire che il passaggio dal Tachi waza al Ne waza ha diverse soluzioni, che attraverso lo studio e il perfezionamento degli Hairi Kata si può arrivare ad una conclusione di una delle tre fasi principali del Ne waza, (Osae Waza, Shime Waza e Kansetsu Waza), sia da attacchi diretti che da Kaeshi Waza, l’importante è costruire un sistema efficace, per inserirsi nella reazione voluta o sbagliata dell’avversario nell’impatto a terra, con velocità e controllo.
Aggiungo che sulla base delle esperienze personali, gli atleti agonisti per ottenere il massimo risultato e un importante miglioramento tecnico è d’obbligo avere una ottima preparazione fisica.
Si può dire che l’evoluzione tecnica nel Ne waza è certamente, in continua ascesa come dimostrano i tanti combattimenti terminati per Ippon, alcune di queste soluzioni saranno analizzate nelle due sessioni pratiche in programma tra marzo e giugno che il C.S.J. sulla base della condivisione e in armonia con lo spirito del Judo ha programmato.
Termino queste brevi considerazioni, ricordando gli insegnamenti che sovente il Maestro HIDENOBU YANO nel periodo trascorso insieme (1980/82), andava a ripetere:
“Le anche sono il punto di controllo per l’intero corpo, le ginocchia per le gambe, i gomiti per le braccia. Utilizzate insieme sono di vitale importanza sia per l’attacco sia per la difesa. L’uso locale delle mani o piedi è vano.”

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