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L’insegnamento del judo nel 2000
Articolo 111

L’insegnamento del judo nel 2000


27/12/2019


C

oloro che indicano la strada che deve portare il judo ai vertici della comprensione e della spettacolarità, non si sono domandati cosa debbono insegnare i maestri di tale disciplina ai loro allievi, visto la distruzione del concetto di ippon di Jigoro kano con l’ippon evolutivo inserito prepotentemente nell’agone sportivo. Nessuno lo ha detto a nessuno, solo la elite della classe arbitrale è stata edotta per far applicare le nuove regole, poi, con un dischetto, riservato agli arbitri non d‘elite, si trasmettevano le decisioni emanate di un conclave internazionale molto circoscritto che si era arrogato i poteri di cambiare radicalmente le tecniche del judo e, non solo le regole di quello sportivo. Portando i maestri di judo ora si trovano in mezzo al guado, quale direzione debbono prendere? Perché come si sarà ben capito nel dojo (palestra) non si possono applicare contemporaneamente le due attività (quello che gli insegnanti conoscono per l’abilitazione ricevuta dalla Federazione e quella che ora gli viene imposta da un organismo internazionale) in comune, tra queste due concezioni d’intendere il judo possono esserci solo gli ukemi (le cadute) tutto il resto diventa diverso; semplifichiamolo con alcuni esempi: il makikomi (l’arrotolamento) ad esempio, per il judo agonistico attuale è un elemento essenziale perché la sua azione porta a far rotolare l’avversario e con esso ottenere l’eventuale ippon, prima nei tempi andati , nella competizione era ammesso il makikomi ma doveva avere alcune specifiche caratteristiche: la prima, doveva solo servire per completare una tecnica di proiezione e l’avversario si doveva staccare dal tatami, cadendo sulle spalle, per ottenerne anche l’ippon , se non sussisteva tale presupposto, ma, così facendo si voleva solo andare a terra, c’era un richiamo arbitrale. Notevole la differenza non vi pare? Il gaeshi-waza (tecnica di contro attacco) “ nel nuovo che travolge” ha assunto una importanza tattica primaria, il 70% dei punti definiti ippon sono ottenuti con questo sistema di contro attacco. La volontarietà dell’azione latita il più delle volte. Ci fermiamo perché non vogliamo muovere nessuna critica a nuovo regolamento gara, che con le sue nuove norme invade l’area dell’intero judo, ma vogliamo sfuggevolmente ricordarlo, il judo non è solo competizione; sarebbe stato meglio dire, ai saccenti propositori a cui sembra che sia sfuggito, che il nuovo regolamento per esigenze di spettacolarità annullava alcuni concetti del judo tradizionale, ma questi restavano fissati nei canoni del suo insegnamento. Ma così facendo, invece, hanno imposto, e non proposto una variazione del judo. Siamo fermamente convinti che gli insegnanti di judo si troveranno ad insegnare che cosa? Come spiegheranno l’IPPON per esempio? E il KUTSUSHI,TSUKURI, KAKE ora cosa sono? Tra randori e shiai si è creata una distanza abissale come attenuarla? Come spiegheranno la “consecutio temporum” delle tecniche? Mentre il judo agonistico nella sua evoluzione, ha subito ben 22 regolamenti gara, senza mai intaccare le tecniche del judo ed il loro valore nell’espressione pratica in combattimento, nel corso dei sui 100 anni di vita agonistica, il judo insegnato in Italia è rimasto fermo dagli anni 70, si è evoluto solo grazie all’intervento di alcuni maestri giapponesi,( importati in Italia da alcuni amatori del judo privati), che ci mostravano la loro tecnica sopraffina ma non il metodo per apprenderla. Solo in secondo tempo la Federazione ne vide la validità di questi maestri e alcuni li inserì nel suo organico tecnico come allenatori. Il centro studi judo ora si propone di rivitalizzare l’insegnamento del judo cercando di ammodernarlo ai tempi attuali usando una formula semplicissima quella di usare l’esperienza accumulata da tutti voi insegnanti tecnici nei tanti anni d’insegnamento. E’ come scoprire l’acqua calda direte voi, e avete ragione ma ,nessuno aveva messo la pentola sul fuoco accendendolo, diciamo noi. Ci siamo dati una piccola struttura carica di passione e conoscenza che desidera trasmetterla anche ai nostri colleghi insegnanti di judo, noi saremo una guida tecnica connettiva tra tutti voi, noi vi daremo i temi d’argomentare sia teoricamente che praticamente; dalle vostre riflessioni, dai vostri pensieri, dai vostri risultati ottenuti, noi con voi estrarremo il meglio e ne faremo un tassello per costruire il nuovo metodo unificante, l’iniziativa nasce nel Lazio ma la speranza è che si estenda in tutta Italia perché sarete tutti voi quell’acqua che deve bollire in pentola e che creerà le basi di un insegnamento uniforme del judo italiano. I nostri programmi sono così succintamente suddivisi: un seminario dialettico, riguardante le tematiche del judo tecnico e la conoscenza e la storia del judo nel mondo E due incontri che occuperanno l’intera giornata sul tatami Mattino tachi- waza pomeriggio ne-waza. La distanza degli incontri non supereranno i 45 giorni, compatibilmente Con le esigenze dell’attività federale, noi ve li presenteremo programmati tre alla volta, le date e le località dell’incontro vi saranno inviate sui vostri computer. L’invito è gratuito, solo il primo seminario contempla 120 posti e solo i primi 120 insegnanti che aderiranno potranno partecipare, per tutti gli altri incontri non ci sono limiti occorre solo che voi ci inviate il modulo di adesione che compare periodicamente su judo italiano, o su centro studi judo. Potete aderire a tutte e tre gli incontri che vi programmiamo di volta in volta oppure scegliere in quale essere presenti negli incontri che si svolgeranno sul tatami sia la mattina che la sera. Ogni comunicazione di variazione vi sarà inviata telematicamente. Il mio augurio è quello d’incontrarvi per reciprocamente imporci una maggiore uniformità d’insieme nell’insegnamento di una passione che ci unisce.

Articolo di  Silvano Addamiani

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