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Pierangelo Toniolo. I segreti del mio successo? Vivere di Judo
Articolo 107

Pierangelo Toniolo. I segreti del mio successo? Vivere di Judo


24/12/2017


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Egrave; un tipo molto gentile, a dispetto della sua faccia sempre imbronciata, molto rispettoso dei suoi atleti e degli altri tecnici. Mi ha colpito la sua voglia di non porsi mai limiti e come gli atleti di “primo pelo” è ancora capace di sognare. Vive per il judo e vive di judo tutti i giorni, mi ricorda un paragone che mi fece Alfredo Vismara una volta che stavamo insieme a pranzo: “Il maestro deve essere come un prete o un monaco, deve accogliere tutti e a tutti deve spiegare le cose del judo anche se in maniera diversa a seconda di chi si trova davanti. Deve conoscere le cose di judo cosi come il prete o il monaco conoscono i libri sacri”. Non sappiamo se Pierangelo è d’accordo con questa affermazione ma mi sembra che quello che fa è proprio questo. JI - Prima era famosa l’Akiyama ma dopo le Olimpiadi di Rio e la prima società d’Italia e non solo per le medaglie ma, soprattutto, per il judo che esprime. Dove sta il segreto?

PierT - Proviamo tutti i giorni , io assieme ai miei fratelli, ad incarnare lo spirito del judo e a trasmetterlo ai tanti giovani che ci scelgono e scelgono questa disciplina per migliorarsi. Forse poi si instaura un feeling “giusto” coi ragazzi che funziona.

JI - Pensi che la medaglia Olimpica di Fabio abbia dato più forza alla vostra compagine?

PierT - Noi siamo sempre stati una compagine forte, da anni sulla breccia ma sicuramente la medaglia di Fabio è stata la consacrazione di un percorso. Ho sempre creduto fortemente nel mio lavoro anche nei momenti più duri...perseverare è stato vincente!

JI - Parlia ora della gara a squadre della scorsa settimana. Come ti è sembrata la tua squadra durante il tragitto che ha portato alla medaglia d’oro? C’è stato l’elemento che hai dovuto cambiare in corsa, e perché?

PierT - La Squadra era tranquilla nell’imminenza della gara, abbiamo creato il giusto clima che precede gli eventi importanti e anche durante le fasi di gara tutto ciò è perdurato. Sono ragazzi giovani, nuovi che hanno sostituito i big che oramai fanno parte dei gruppi sportivi militari ( Basile , Piras, Lombardo, Regis, Mungai etc..) e con i giovani spesso tutto e più facile perché con la loro insana pazzia classica dei vent’anni possono fare cose favolose.

JI - Cosa ti ha impressionato di più nelle altre squadre?

PierT - Nella vittoria e nella sconfitta soprattutto la tenacia e la passione dimostrata: la gara a squadre è magica e spesso succede quello che non ti aspetti....Se fossi un Dirigente investirei di più sulle gare a squadre come veicolo di promozione del nostro sport.

JI - Hai dimostrato che le squadre militari si possono battere. è tutto frutto dell’allenamento costante o anche perché non hai trovato, in finale, una squadra ben preparata?

PierT - Tutti possono vincere e tutti possono perdere : la preparazione è importantissima ma non è l’unico fattore che determina il risultato, ci sono innumerevoli fattori che portano alla performance e bisogna cercare di interpretarli al meglio.

JI - Al di là che io personalmente ho visto un gruppo preparatissimo, mi è piaciuto anche l’affiatamento che c’è tra di voi. Qual’ è il segreto per tenere una squadra così compatta?

PierT - Le tante ore di lavoro assieme , gli sforzi, le vittorie , le sconfitte , gli infortuni, la vita insomma, ...tutto ciò crea affiatamento. Se entri in Akiyama rimani quasi rapito da un’ atmosfera strana e a noi piace e lavoriamo per manternerla tale.

JI - C’è stato, secondo te, qualche cambiamento nella nostra Federazione? Se si, cosa ti è piaciuto in particolare?

PierT - Sicuramente dopo la scomparsa del Presidente anche se la rotta non è cambiata si è scelto di veleggiare in maniera diversa e, secondo me, è stato giusto. Alcuni mari sono stati solcati ed altri se ne solcheranno: la barca è robusta.

JI - Sei contento della scuola italiana del judo? (a parte la tua ovviamente) pensi che stanno crescendo nuovi buoni tecnici? Se non ritieni valida questa affermazione, cosa si può fare? Come bisogna intervenire?

PierT - Penso che formare un tecnico di judo sia difficile , la Francia malgrado i tanti sforzi che fa in tale direzione ( il corso dura 365 giorni !) non riesce a ritrovare la “ grandeur” di un tempo ( Riner a parte ). Una cosa però mi fa riflettere : quando avevo sette anni andai a vedere gli assoluti di Torino e ricordo che la maggior parte degli incontri finivano per Ippon al contrario di oggi dove , purtroppo, padroneggia lo shido.

JI - Programmi per il futuro?

PierT - Innumerevoli... diciamo che non mi annoio !

JI - Un ultima domanda, puoi dirci come ti sei sentito quando Fabio a ha fatto Ippon al koreano?

PierT - Mmmm sensazione strana...subito non ho sentito molto , nemmeno Antonio Esposito che mi tirava delle pacche assurde sulle spalle e mi urlava che Fabio aveva vinto mentre piangeva di gioia, poi però è venuto da me Oleg Bischof e mi ha detto :”proud of you “ e li ho realizzato che avevamo veramente fatto qualcosa di unico e di grande.

JI - Vuoi fare un augurio per natale a tutti i judoka?

PierT - Assolutamente si ... un Augurio per un S. Natale di serenità assieme a chi vi vuole bene e andate a correre se la palestra è chiusa che gli assoluti sono alle porte...

JI - Grazie di aver accettato questa intervista.

PierT - Grazie a voi per questa opportunità e viva Judo Italiano !

Grazie Pino

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