Editoriali
Il Migliore
Articolo 146

Il Migliore


14/05/2025


Nelle altre edizioni vi abbiamo parlato di alcuni più grandi campioni del judo stranieri. Non potevamo fare a meno di parlare dei nostri campioni perché, mi sembra giusto ricordare le nostre campionesse e i nostri campioni che hanno fatto dell’Italia un polo di judo dei più importanti. Non potevamo che iniziare da...

N

ato nel 1935 a Napoli, quando la città si è ribellata al nazifascismo aveva 8 anni e probabilmente era un “guaglione” che scappava per le strade incendiate dalla violenza. Deve essere stata dura la vita a Napoli, come in ogni parte di Italia, d’altronde. A soli 15 anni conosce il judo che poi seguirà nella Società Partenope a Napoli. A soli 17 anni partecipò ai primi Campionati Italiani Assoluti, classificandosi terzo nella Cat. 65.Kg. Si classifica al Campionato ENAL nella Cat. 80 Kg. Partecipa al Prima Campionato Europeo ma viene battuto al secondo turno. Nel 1957 vince i Campionati Europei e un’altra medaglia d’oro la conquista nel 1961. Mentre le due medaglie d’argento agli Europei le conquista nel 1960 e nel 1962. È stato campione Italiano per ben 8 colte di seguito. Ha partecipato alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964. È stato anche allenatore della Nazionale Senior. Come dice chi gli è stato fraterno amico, il Maestro Silvano Addamiani: “Se solo si allenava mezz’ora al giorno poteva diventare Campione Mondiale dei pesi massimi”. Credo che questa storia sia comune per molti judoka ma c’è un particolare, non tanto trascurabile, non aveva niente. Adesso ci sono degli allenatori specifici, fisioterapisti, c’è un’equipe medica e c’è un Direttore Tecnico. Lui, il Maestro Nicola Tempesta non aveva niente di tutto questo. Pensate cos’era l’Italia dopo la guerra. Mi ha raccontato il Maestro Monti che quando ha iniziato lui, e per molto tempo, non cerano i tatami. C’erano sacchi di paglia per fare judo e non c’erano le docce e, in estate ed in inverno, le docce erano assicurate dalla Sig. Maria che, con un tubo gli mandava l’acqua corrente del lavandino. Loro uscivano in mutande nel cortile adiacente e si facevano “la doccia”! Non si andava tanto per il sottile a quei tempi, non si poteva. Ecco, questa era la situazione delle palestre di judo nel dopoguerra. Come avrà fatto un guaglione di 15 anni ad arrivare a 22 anni a vincere il Campionato Europeo senza questi mezzi. Ha ragione il Maestro Addamiani, “era il judo”, non aveva bisogno d’impararlo. Imparò una tecnica sola, da Elio Volpi, un Hashi Guruma che aveva visto tirare, appunto al Maestro Elio Volpi in una gara, e, siccome, gli piaceva molto quella tecnica ci vinse 8 Campionati Italiani Assoluti. Ma Tempesta era un poliedrico judoka, non aveva un suo speciale, tirava Tai Otoshi, Ippon seoi e, naturalmente Hashi Guruma. Un nome e un destino, Nicola era una “tempesta” nel vero senso della parola, agile nonostante la sua stazza, forte e un corpo come un dio greco che gli permetteva di fare tutto. Il Migliore era lui, nato senza i mezzi che i ragazzi di oggi ne possono usufruirne, ha tracciato la storia del judo italiano. Non è stato molto ben visto dalla federazione e perché chi comandava a quei tempi la federazione non aveva mai fatto judo in vita sua. Se c’era da dare un 10 Dan, lui doveva essere il primo. Non fu così. Lui se ne andato con il suo 9 Dan, ma farà bella figura nel tatami del cielo. Come disse il mio Maestro, Luciano Di Palma: “Capocciò il tatami non mente!” E il Maestro tempesta, non è buono a mentire.

Pino Morelli

judoitaliano su facebook like judoitaliano